Il titolo in onore di Isaac Asimov è un accenno alla fatidica domanda che tutti gli appassionati di tecnologìa prima o poi si pongono: quale sarà l’impiego del primo “vero” robot umanoide e quando verrà?
Un documentario in inglese proposto da NHK, la tivù nipponica, e dal titolo promettente: “Future is today” (“Il futuro è oggi”) ci spiega perchè la realizzazione di robot umanoidi sia diventata una priorità della ricerca del campo della robotica, e quali sono le ultime impressionanti evoluzioni: “http://www.youtube.com/watch?v=8qg0AP7yc28” .
Ne riassumo qui di seguito il contenuto.
Era il 2011 e in Giappone le abilità motorie di ASIMO, umanoide costruito in proprio da HONDA, facevano spettacolo. Una ricerca, quella della HONDA, considerata abbastanza d’elite e carica di grandi ideali come quelli della “realizzazione dell’umanoide perfetto che cambierà in meglio la qualità della vita degli uomini”.
Il destino avrebbe però ben presto riservato un’amara sorpresa: quando giunsero il terremoto e l’incidente nucleare di Fukushima, TEPCO e le autorità necessitavano urgentemente di operatori in grado di rimettere in funzione l’impianto dall’interno, ma a causa dell’elevato tasso di radioattività avvicinarsi ai reattori sarebbe stato troppo pericoloso per qualunque essere umano. Venne così inoltrata una richiesta ufficiale alla HONDA, per acconsentire ad inviare sul posto delle unità robotiche in grado di sostituire gli operatori umani. Ma immediatamente alla HONDA si resero conto, purtroppo, che la propria tecnologìa più avanzata era ancora totalmente insuffuciente. Il robottino di casa ASIMO ad esempio era stato palesemente concepito per eseguire performance ginniche nei saloni privi di ostacoli delle grandi fiere tecnologiche, ma in un contesto accidentato si sarebbe ribaltato come un giocattolo.
Oltreoceano, alla DARPA, non fecero neanche in tempo a guardarsi negli occhi, che subito realizzarono di essere totalmente impreparati di fronte ad un qualunque tipo di evento di emergenza che richiedesse operazioni eseguite di routine da esseri umani, ma che vedesse preclusa per ragioni di pericolosità la possibilità di un intervento umano. Pronti, via. Partì così la corsa all’angelo robotico del salvataggio, spinta ovviamente dalla doppia possibile origine – civile e militare – di un evento catastrofico.
Fino a Fukushima, infatti, la ricerca della robotica si era focalizzata sulla realizzazione di automi estremamente specializzati, efficaci nelll’ottimizzare velocità e precisione di singole operazioni, dotati di una forma distante da quella umana. Ma una situazione d’emergenza imprevedibile avrebbe potuto necessitare l’uso di automi capaci di muoversi agilmente in ambienti concepiti a misura d’uomo, salire e scendere le scale, chiudere porte e valvole, realizzare saldature o utilizzare strumenti di varia tipologìa: nel caso di Fukushima l’intervento di automi umanoidi entro le 24 ore successive al terremoto avrebbe potuto evitare la fusione del nucleo di almeno uno dei reattori.
Da qui ha avuto inizio la corsa al primo umanoide tuttofare, in cui la DARPA è giunta persino a creare una competizione omonima, la “DARPA robotics challenge” per assegnare finanziamenti ai migliori concorrenti: http://www.darpa.mil/Our_Work/TTO/Programs/DARPA_Robotics_Challenge.aspx .
Una corsa che quando giungerà a termine sul “fronte emergenze” è destinata a cambiare ancor di più gli scenari del mondo del lavoro.
Paura di perderlo per colpa di un robot? Un libro interessante: “I robot ti ruberanno il lavoro, ma va bene così” (http://www.robotswillstealyourjob.com/index.php?q=it/home) di Federico Pistono, ci dice che in fondo lo scenario non potrebbe essere così terribile, ricordandoci che gestendo bene l’aumento di produttività generato da un mondo tecnologicamente avanzato potremo finalmente lavorare tutti un po’ di meno. Sempre che alla fine gli uomini che possiedono i robots cocedano un po’ anche agli altri i vantaggi della loro iper-produzione.
elisabettalatorre
marzo 10, 2014
Nel frattempo però i robot offrono sempre più il loro aiuto nel campo medico. una delle notizie scientifiche più affascinanti delle ultime settimane (un paio di articoli: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/07/mano-bionica-ecco-la-prima-protesi-sensibile-e-anche-made-in-italy/872429/ http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2014/02/05/news/mano_bionica_sensibile_le_reazioni_dei_ricercatori-77798453/) è stata quella della mano robotica che non solo riesce ad essere “comandata” dal cervello, ma gli invia anche un feedback, in quanto riesce a percepire la consistenza degli oggetti e quindi permette di afferrare i diversi oggetti con la giusta forza. Ed è confortante sapere che è stato un gruppo italiano a realizzarla, segno che ancora non è tutto perduto in questo paese sciagurato.
fulvioberardi
marzo 25, 2014
Grazie Elisabetta. Sí in campo bio-medico offre molti spunti per la ricerca della robotica nel campo della realizzazione delle protesi, ad esempio, e ovviamente lo sviluppo della robotica procede spedito in una infinità di ambiti. Direi che nel caso delle protesi il problema maggiore è l’interfaccia tra il cervello umano ed estensione artificiale. Nel caso del robot umanoide era interessante vedere innanzitutto se vi sarebbe mai stata la necessità della loro realizzazione; il problema principale in questo caso è la realizzazione di un’intelligenza aritificiale che consenta almeno l’indipendenza di movimento con comandi in remoto. In realtà vista la tendenza giapponese, mi sarei aspettato che la realizzazione dei primi umanoidi giungesse per finalità di supporto alla gestione domestica o all’assistenza infermieristica delle persone anziane, non nel campo del “pronto intervento”. Visto che si tratta purtroppo di un campo strettamente legato a quello miltare, vi comunico almeno la notizia che Google sembra aver fiutato un potenziale business lontano dalle applicazioni belliche e sembra voler rinunciare alla partnership con DARPA: http://www.theverge.com/2014/3/21/5534090/google-rejects-darpa-funding-for-one-of-its-new-robotics-companies?utm_content=bufferf2115&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer
ulla ratio
marzo 8, 2015
L’ avvento del robot umanoide è legato al semplice rapporto economico costo/efficacia per cui le applicazioni domestiche verranno ben ultime come già successe negli anni ’80 per l’avvento dell’ home-computer. Accetto scommesse che il primo robot umanoide prodotto in larga scala sarà finanziato da militari per l’uso aerospaziale. I vantaggi già ora sarebbero enormi in campo aerospaziale perchè renderebbe possibile robotizzare hardware già esistente senza spostare una virgola. Renderebbe possibile sfruttare al 100% hardwares che spaziano dal vetusto C-130 “Hercules” fino alla ISS “Zarja”. L’ androide (..”droide” è il suo nome!) renderà di routine quotidiana attività complesse e pericolose come le EVA ma estenderebbe pure l’autonomia dei sommergibili convenzionali e dei sottomarini nucleari semplicemente perchè sostituire metà di un equipaggio umano con metà composta di un equipaggio robotico raddoppierebbe l’autonomia e raddoppierebbe pure l’efficacia perchè un robot non dorme mai quindi non occupa cuccette, cucine e latrine. Inoltre il “combat-droid” gode di una capacità di reazione infinitamente superiore a quella umana (millisecondi contro secondi, un fattore di scala mille!), sopporta accelerazioni che ucciderebbero un pilota umano(500 g contro 9 g, un fattore di scala cento) e sopratutto il “combat-droid” non teme la morte e anzi.. teme solo di non terminare la missione assegnata.