Nell’ultima classifica stilata dall’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), sulle competenze principali degli adulti il nostro Paese figura all’ultimo posto. Ci piazziamo in fondo alla classifica – ultimi tra 24 paesi – per competenze in lettura e al penultimo posto sia per competenze in matematica sia per capacità di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia, come quelli delle società moderne (fonte Repubblica.it).
Questa notizia non mi stupisce, se penso che gli adulti di oggi sono quelli che quando ero studentessa e mi chiedevano cosa studiassi, dopo aver capito che per “Fisica” non intendevo “Ginnastica”, la buttavano a ridere dicendo “ah io di matematica e fisica al liceo non ci ho mai capito niente!”, quasi non fosse una cosa di cui vergognarsi (e se un giorno avessi detto “io di autori e letteratura non ci ho mai capito niente!”? se fosse vero, sinceramente, mi vergognerei a dirlo) ma anzi qualcosa di cui andare fieri. Non mi stupisce, perchè è un paese in cui la superstizione vince sulla razionalità, in cui il popolo si mobilita per il diritto a terapie inesistenti, vengono approvate leggi oscurantiste e prive di ogni logica oltre che fondamento scientifico, e Padre Pio appare sul tronco di un albero.
Mi chiedo quali sono le cause di questa decadenza culturale che ci sta logorando, e sono sicuramente tante.
Certo gli scarsi investimenti nella scuola e nell’istruzione bene non fanno, anche se il fenomeno riguarda gli adulti, quindi persone che sono andate a scuola prima che ci fosse la crisi economica e i tagli, e soprattutto sono le stesse che ti dicono che “ai tempi miei si studiava di più”.
Certo anche l’assenza di meritocrazia: se vanno avanti i più furbi, i più raccomandati, quelli che stanno più ore in ufficio indipendentemente dai risultati, quelli che hanno saputo lavorarsi bene il capo, allora a che serve imparare, ragionare, mettere in moto il cervello (se non per cercare scorciatoie?).
Poi si dice che la classe politica non abbia nessun interesse affinchè la popolazione sia istruita e abbia spirito critico. Basti pensare al predominio di Berlusconi, che con le sue televisioni ha prima svuotato la testa degli italiani e poi l’ha riempita di pubblicità e menzogne. O Grillo che sostiene che i partiti non debbano “educare” gli elettori, piuttosto cavalcare l’onda del complottismo e assecondare le masse per evitare “percentuali da prefisso telefonico“.
Ma qual è la causa, e quale l’effetto? E quanto incide (sul)la crisi economica? Non possiamo pensare di essere un paese competitivo con questi risultati. Non certo con gli scarsi investimenti alla ricerca che ci contraddistinguono, e con leggi fatte solo per farle dispetto. Una popolazione poco istruita inoltre (e per istruzione non intendo i titoli di studio, ma gli stimoli culturali, lo spirito critico, la capacità di capire quello che si sta leggendo e di fare un ragionamento – ovvero gli argomenti toccati dalla statistica OCSE) chiederà anche poco alla scuola per i loro figli, e si accontenterà di una scuola fondamentalmente nozionistica. Una popolazione che non conosce il metodo scientifico chiederà alla sanità soluzioni facili a problemi complessi. E sarà facilmente manipolabile, come è già successo e continuerà a succedere se non invertiamo questa rotta.
Sono pensieri disordinati, e sono certa che la questione sia ben più complessa. Ho scritto questo post perchè mi interessa leggere altri pareri e sollevare la questione, visto che ho avuto l’impressione che questa notizia sia passata quasi inosservata.
Michele Romeo
ottobre 16, 2013
Salve,
Sono un fisico teorico e questa discussione mi interessa molto da vicino.
Sono perfettamente d’accordo con la citata statistica, poiché ho avuto modo di constatarla personalmente in varie occasioni e in differenti contesti culturali. Comprendo bene che la complessità del fenomeno non possa essere qui pienamente eviscerata ed analizzata; tuttavia è opportuno quanto doveroso stabilire gli iniziali punti di contatto con una realtà che, se inizierà a prendere piede, costituirà un rischio potenziale e quanto mai tangibile di vero e proprio ‘regresso culturale’, capace di determinare peraltro pericolose instabilità sociali dovute al progressivo allontanamento dalle pratiche civili di vita collettiva finora conquistate. Si rischia seriamente di iniziare ad avvertire il ‘pericolo’ nel vivere quotidiano poiché la mancanza di strumenti culturali idonei al confronto fra consimili e l’assenza pressoché completa di istruzione fondamentale condurrà il paese all’inevitabile declino civico.
Per quanto mi riguarda, io sono un’attiva divulgatrice nell’ambito delle scienze fisiche ma anche, e soprattutto, in quello delle scienze sociali e filo-antropologiche. Il mio obiettivo principale si configura nella comprensione del cittadino medio e nella sua capacità di percezione del proprio dovere civico nei confronti della collettività, nonché la sua capacità di discrimine qualora venga a contatto con realtà innovative che richiedano un’analisi minimamente dettagliata e una valutazione degli intenti originari che vi siano alla base, in relazione con il suo livello di istruzione ed il grado di penetrazione per cui si è investito del tempo nell’arricchimento culturale quotidiano.
Purtroppo, in tal senso, il panorama italiano e, per certi versi, quello trans-frontaliero è decisamente sconfortante e foriero dell’arrivo di un rinnovato e oscuro ‘medioevo post-moderno’.
Cordiali saluti,
Michele Romeo
nome cognome
ottobre 22, 2013
Qualcuno che “conta” come al solito poi ci verrà a dire che è stata l’ OCSE a fare male i conti. Nel resto del mondo quando si tocca il fondo poi chi non vuole annegare tenta di tornare a galla.. noi no! Da noi quando si tocca il fondo poi lo si gratta con le unghie sperando di aprire un tunnel per tornare a respirare in Nuova Zelanda. Proprio come il celebre “tunnell CERN-Gran Sasso” della ministra Gelmini, appunto. Errare umanum est, perseverare italicum.
raffaelesinibaldi
novembre 8, 2013
Beh ultimo posto in classifica forse è un po’ esagerato e quindi l’amor di patria mi porta a dire: chissà come le fanno queste classifiche e su che razza di test sono basate !
Però se siamo ultimi anche cambiando il metodo certo non arriviamo primi, al massimo potremmo salire a metà classifica che non sarebbe cmq decoroso rispetto ai nostri avi classico-medioeval-rinascimental-barocco-romantici-veristi-futuristi e Pasolini.
Già perché quest’ultimo aveva ben previsto il declino culturale italiano o meglio lo stava già osservando nei mesi precedenti alla sua prematura morte.
Cara Elisabetta, mi piacerebbe scrivere un pamphlet su questo argomento magari a più mani (6-8-18 mani), però non concordo su alcune cose che dici. Ad esempio non credo che alla luce delle nostre conoscenze di fisica moderna si possa dire che padre Pio contribuisca all’ignoranza, piuttosto il materialista convinto escludendo a priori la possibilità del divino esclude di indagare una quantità di fenomeni. Al contrario sono pienamente d’accordo che il dichiarare di non aver mai capito, ma direi che non aver mai saputo usare la matematica sia assolutamente pessimo. Ascoltando questa frase dovremmo imporre al nostro interlocutore di correggersi e chiedere di affermare di non essersi mai voluto applicare alla matematica. D’altronde la stessa cosa è diffusissima in Italia per quel che riguarda la Geografia, l’ Inglese e la Storia dell’Arte. Tutto ciò è secondo me collegato anche al fatto che molte di queste persone non si applicavano neanche nella altre materie non solo alla matematica (per gli studenti del classico forse è necessario un discorso a parte). Ho fatto recentemente un esame di storia della scuola italiana per l’abilitazione all’insegnamento e chiaramente ci sono diverse cose che hanno lì la loro causa, nelle varie riforme della scuola che fondamentalmente non hanno mai modificato l’impianto della scuola elitaria di Gentile.
Non so come concludere, davvero! L’argomento è un gran casino.