Tante volte capita di parlare con amici e conoscenti di teorie pseudoscientifiche, medicine alternative, OGM, radiazioni, e altri argomenti di “attualità” scientifica. Si cerca di discutere proponendo il parere della comunità scientifica, di spiegare perchè non siamo d’accordo, e si finisce per sentirsi dire che non abbiamo il rispetto per le opinioni altrui, che ognuno dovrebbe essere libero di pensarla come vuole, secondo il suo modo di vedere le cose. E’ difficile a quel punto convincere il nostro interlocutore che non stiamo parlando di politica, di musica o di cinema ma di scienza. E che non ci sono punti di vista. C’è Il Punto di vista della scienza, e tutto il resto non ha nessun valore. Purtroppo però sono convinta che l’incomprensione che si genera a questo punto ci sia non perchè il nostro interlocutore è stupido o male informato, ma solo perchè non ha capito a fondo il metodo scientifico, come lavora, quali sono i suoi presupposti, e perchè possiamo considerarlo affidabile. E’ abbastanza grave a mio parere che non sia chiaro a tutti, in quanto dovrebbe essere argomento a livello di scuola media e tutti dovrebbero averne assimilati i punti fondamentali. Mi rendo conto che mi sto imbarcando nella spiegazione di qualcosa che può sembrare banale in apparenza ma in realtà è molto complesso, proverò però a spiegarlo in modo semplice.
Innanzitutto cos’è la scienza? Eh, difficile trovare una definizione. Da Wikipedia: “Per scienza si intende un sistema di conoscenze, ottenute con procedimenti metodici e rigorosi e attraverso un’attività di ricerca prevalentemente organizzata, allo scopo di giungere a una descrizione, VEROSIMILE e OGGETTIVA, della realtà e delle leggi che regolano l’occorrenza dei fenomeni”. Aggiungerei che la scienza è lo strumento che ci ha permesso di allungare la nostra aspettativa di vita, di diagnosticare e curare malattie, di migliorare la qualità della vita stessa, di viaggiare e comunicare con persone dall’altra parte del pianeta, di mangiare bene tutti i giorni, di andare sulla Luna (almeno alcuni di noi), e potrei continuare all’infinito. La scienza cerca di descrivere il mondo intorno a noi e la sua applicazione, la tecnologia, di renderlo più ospitale e favorevole. Io la vedo in termini evoluzionistici: la scienza e la tecnologia sono la strategia vincente per la sopravvivenza della nostra specie. La scienza ha commesso errori, li commetterà ancora, e la tecnologia spesso ci ha fatto e ci fa pagare il prezzo del progresso con conseguenze a volte impreviste, altre volte previste ma valutate trascurabili secondo il bilancio rischio/beneficio. Credo però che se vogliamo superare i limiti della tecnologia attuale, o gli strascichi di quella del passato, dobbiamo puntare sulla scienza stessa: è il progresso tecnologico che risolve i problemi, non certo il rifiuto dello stesso.
Sempre secondo Wikipedia, il metodo scientifico è “la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà OGGETTIVA, AFFIDABILE, VERIFICABILE e CONDIVISIBILE. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di evidenze empiriche e misurabili attraverso l’osservazione e l’esperimento; dall’altra, nella formulazione di ipotesi e teorie più generali da sottoporre al vaglio dell’esperimento per testarne l’efficacia”. Dunque evidenze empiriche portano alla formulazione di una teoria, che è poi verificata sperimentalmente in maniera riproducibile ed indipendente con altri esperimenti. Una teoria riconosciuta come valida (quindi confermata dagli esperimenti), è ritenuta tale fino a che un nuovo esperimento non ne metta in evidenza i difetti, sempre in maniera riproducibile ed indipendente. Ma nel mondo di oggi, come fa la comunità scientifica a condividere, controllare, confrontare, stabilire cosa è scientificamente corretto e cosa no? A questo punto entra in gioco la peer review, ossia la valutazione tra pari. Rubando nuovamente la definizione a Wikipedia, si tratta della “procedura di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca proposti da membri della comunità scientifica, effettuata attraverso una valutazione esperta eseguita da specialisti del settore per verificarne l’idoneità alla pubblicazione scientifica su riviste specializzate o, nel caso di progetti, al finanziamento degli stessi”. Dunque nell’ambito della ricerca scientifica un esperimento o uno studio per poter essere accettato come attendibile deve essere sottoposto alla valutazione di scienziati esperti dell’argomento che lo valuteranno nei metodi, nei risultati, nella forma e nella sostanza. Il risultati pubblicati poi sono a disposizione della comunità e gli esperimenti possono essere quindi ripetuti da qualunque altro laboratorio nel mondo e confermati o smentiti. Questa “globalità”, questa condivisione di metodi e risultati, e il controllo degli stessi da parte di tutta la comunità è garanzia di affidabilità. Come tutto ciò che è umano ha i suoi limiti e non è infallibile, ma attualmente è il modo migliore che abbiamo per valutare i risultati delle ricerche. A questo proposito mi piace citare una famosa frase di Winston Churchill sulla democrazia, in fondo la peer review è un po’ come una forma di democrazia all’interno della comunità scientifica: “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora”. Ecco, è possibile che la scienza possa continuare a commettere errori, in passato sono stati ritirati dei lavori dalle riviste migliori, i loro autori sono stati indagati per frode scientifica… ma nel complesso di meglio non possiamo fare. E guardando le statistiche mondiali sulle aspettative di vita, la mortalità perinatale e infantile, e tanti altri parametri, direi che il bilancio è più che positivo.
Il metodo scientifico… questo sconosciuto!
Posted on ottobre 10, 2012 di elisabettalatorre
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icalamari
ottobre 10, 2012
Allora, cara Elisabetta,
volevo soltanto dirti che giusto di recente avevo fatto un giretto sulla definizione Wikipediana di metodo scientifico (pur sapendo che Wiki non esaurisce affatto l’argomento, né può pretendere di costituire la migliore fonte informativa, ma io sono soltanto una profana…). E quello che mi aveva più colpito era stato leggere che (non ci sono più tornata, cito a braccio) benché il metodo scientifico risulti (come tu stessa dici) essere la più efficace metodologia attraverso la quale è possibile, oggi, tentare di spiegare il mondo, la stessa definizione del metodo è a tutt’oggi in discussione nel mondo scientifico, così come la sua applicabilità a tutte le branche dello scibile umano.
Quindi, di tutto l’articolo del quale condivido l’impostazione in generale, mi sento di dissentire dall’affermazione “C’è Il Punto di vista della scienza, e tutto il resto non ha nessun valore. ” Solo per ricordare che se ci si irrigidisce su una posizione ritenendola acquisita per sempre, si rischia di limitare gli ulteriori possibili progressi e si rischia inoltre di accendere i riflettori (come se ce ne fosse bisogno) soltanto sulla disputa assolutamente inessenziale tra quale sia più nobile tra i saperi, se quelli per così dire “umanistici” o quelli “scientifici”.
Io sono dell’opinione che siano le esperienze di vita quotidiana, l’arte o la filosofia, che pongono all’essere umano i più importanti quesiti (di “attualità scientifica”, come li definisci tu), e che sia proprio della scienza il compito di tentare di rispondere, all’interno di un rispettoso rapporto di interdisciplinarietà.
Ti saluto con simpatia e stima, Francesca
Massimo Pinto
ottobre 11, 2012
Qui si finisce sull’epistemologia, per la quale ci vuole prima un bel bicchiere di vino rosso. Ma sono solo le 11 del mattino, e credo che la posizione di Francesca sia interessante. Se venisse fuori un metodo migliore di quello scientifico (con il permesso di Galileo e di Descartes) personalmente lo apprezzerei molto, sopratutto se “il nuovo” facilitasse il rigetto delle ipotesi sbagliate e la radiazione dei fraudolenti. Ironia a parte, il metodo scientifico è una base molto solida su cui l’uomo lavora da secoli, ma sarebbe una tristezza se rappresentasse il capolinea del metodo.
icalamari
ottobre 11, 2012
Uh, ok per il vino! Magari dopo le 18,00.
Non volevo polemizzare, sia chiaro, anzi solo dirvi che noi ‘gnoranti scientifici vogliamo venire a braccetto con voi.
elisabettalatorre
ottobre 11, 2012
io sono d’accordo, ma x il momento questo a bbiamo e ce lo teniamo stretto 😉
elisabettalatorre
ottobre 11, 2012
ciao Francesca, e grazie per il tuo commento che mi offre l’occasione di puntualizzare alcune cose.
ho scelto di citare le definizioni di Wikipedia proprio perchè sono definizioni non facili, anzi anche la migliore definizione possibile probabilmente risulterebbe ancora parziale ed incompleta. ritengo Wikipedia una fonte attendibile, per lo stesso motivo per cui ritengo attendibile la letteratura scientifica: è una fonte “democratica” in quanto si basa sul contributo di tante persone che scrivono e correggono continuamente e liberamente. mi è capitato di vedere voci corrette o modificate da un giorno all’altro, è altamente improbabile che una voce completamente fuori rimanga inalterata per troppo tempo, dunque la “condivisione” è garanzia di qualità delle informazioni. anche se ovviamente non è esente da errori o imperfezioni… ma del resto puoi trovare errori anche nella Treccani, te lo garantisco.
riguardo all’affermazione da cui dissenti, quello che volevo dire è che in campo scientifico vale ciò che è riportato in letteratura, lo stato attuale delle conoscenze, ciò che non è verificato sperimentalmente semplicemente non esiste. questo non vuol dire irrigidirsi: ho anche scritto che “Una teoria riconosciuta come valida (quindi confermata dagli esperimenti), è ritenuta tale fino a che un nuovo esperimento non ne metta in evidenza i difetti”, il che vuol dire che una teoria può evolversi, cambiare, venire smentita, ma SOLO ancora una volta con metodo scientifico. se io ti dico che allo stato attuale delle conoscenze i vaccini non causano autismo è perchè numerosi studi non hanno evidenziato nessuna correlazione fra le due cose. è inutile che mi dici che conosci una persona che ha il figlio autistico dopo un vaccino, per me vale quanto quello che mi dice di essere guarito andando a Lourdes. e non è una mia opinione personale, non è un mio pregiudizio. semplicemente è una cosa che non ha senso. credi che in 200 anni di omeopatia non sarebbero riusciti a dimostrare un seppur minimo effetto diverso dal placebo? e allora perchè dovrei sentirmi dire che non rispetto le opinioni altrui solo perchè una persona mi dice che l’omeopatia gli ha cambiato la vita? sappi che è vero anche che c’è chi è guarito andando a Lourdes, peccato che la percentuale è inferiore alla percentuale di guarigione spontanea. cito ancora una volta Wikipedia “Le critiche maggiori vertono sulla percentuale di successo delle guarigioni avutesi a Lourdes che è di gran lunga minore della percentuale di remissione spontanea di molte malattie.” http://it.wikipedia.org/wiki/Miracoli_di_Lourdes
nessuno qui vuole dimostrare quale sapere sia più nobile, certo è che una mentalità “umanistica” non va bene per analizzare fenomeni scientifici, può sollevare nuovi quesiti, come dici tu, ma la metodologia necessaria deve necessariamente essere quella scientifica.
Maria Grazia Ortore
ottobre 11, 2012
Dato che siamo dopo le 18:00 e ho una bella influenza con tanto di difficoltà respiratorie…credo che il bicchiere di vino rosso me lo merito subito! Ma venendo alla puntualizzazione di Francesca, sono completamente d’accordo sul fatto che “siano le esperienze di vita quotidiana, l’arte o la filosofia, che pongono all’essere umano i più importanti quesiti” e che poi spesso la scienza prova a risolvere. Avere uno sguardo aperto, anzi apertissimo, verso il mondo “non scientifico” credo sia condizione necessaria perchè una persona di scienza sappia fare “buona scienza”. Ed ora che il tannino imperversa in me, aggiungerei anche che il metodo galileiano di per sè é un metodo e punto. Efficace, affidabile, condivisibile, se vogliamo anche democratico, ma è pur sempre un metodo, e quindi di per sè non particolarmente eccitante. Quel che scatena la passione della ricerca è la sua applicazione, tentare di costruire un esperimento per verificare un’ipotesi, vedere fallire una prova ed escogitarne subito un’altra, conquistare un risultato che può essere la verifica dell’intuizione iniziale, ma anche la negazione delle idee su cui avevamo meditato tanto. Ecco, la circolarità del processo scientifico è quel che più mi appassiona, un po’ forse come dire che mi gusto il viaggio, più della meta.
A questo punto mi spetta il punch?
raffrag
ottobre 17, 2012
Senza entrare nel merito stretto di che cosa esso attualmente sia o debba auspicabilmente essere, un aspetto, credo, irrinunciabile, e perciò fondamentale, del ‘metodo scientifico’ è che attraverso di esso si ‘osserva’ la ‘natura’ e si cerca di riprodurre quanto si è osservato in maniera riproducibile e ripetibile, il che avviene, di norma, secondo l’elaborazione di modelli, i quali possano avere valore predittivo. Tutto quanto sfugge ai criteri della riproducibilità e della ripetibilità non può essere considerato ‘scientifico’, ma può diventarlo se vengono ideati esperimenti idonei a riprodurlo e a ripeterlo, utilizzando gli strumenti che a questo scopo i ‘seguaci’ del metodo scientifico hanno realizzato o pensano di poter realizzare per rendersi il più possibile indipendenti dalle ‘sensazioni’ dell’osservatore. In breve, la scienza persegue lo scopo di rendere ‘oggettive’ le esperienze sensoriali, che di norma sono fortemente ‘soggettive’. Vorrei esagerare, affermando che chi non conosce o non accetta questi criteri non potrà che esprimere pareri discutibili e approssimativi sulla scienza e su quelli che ad essa sono addetti.
FRancesco
novembre 1, 2012
L’articolo è del tutto privo di valore epistemologico (le definizioni di Wikipedia sono approssimative ed obsolete). Si confonde tra l’altro la scienza con i suoi risultati: la vera scienza, in quanto tale, è, invece avulsa da risvolti pratici. La scienza è un modello culturale ed interpretativo, poiché l’oggettività cui essa ambisce è un obiettivo-limite, non essendo possibile né stabilire che cosa sia l’oggetto né se esista là fuori.
Saluti.
elisabettalatorre
novembre 1, 2012
Non ho mai studiato epistemologia e non ho mai preteso che il mio post avesse un valore epistemologico. Volevo solo spiegare in modo semplice un metodo, quello scientifico, che penso di conoscere e di cui ho esperienza. Non sono un divulgatore di professione e sono curiosa di sapere come avrebbe definito lei, epistemologicamente, la scienza e le sue metodiche. Riguardo a cosa sia l’oggetto e se esista o no, mi scuso per la mia ingenuità ma io sono rimasta al buon vecchio Cartesio studiato al liceo: “cogito ergo sum”, punto di partenza per dimostrare l’esistenza di tutte le cose.
Grazie per il commento, qualunque chiarimento o approfondimento sulle critiche sollevate sono i benvenuti.
Riccardo Fragnito
ottobre 20, 2014
Kunn e Feyerabend avrebbero qualcosa da (ri)dire in merito.
Riccardo Fragnito
elisabettalatorre
ottobre 21, 2014
cosa? parlacene! 😉